Puntualmente, al termine della scuola, i social diventano il campo di battaglia di due opposti schieramenti: chi sostiene l’inevitabile necessità dei compiti delle vacanze e chi invece li ritieni inutili, se non addirittura dannosi. Per quanto mi riguarda: a Giugno assegno i compiti ai miei studenti (e chiaramente a Settembre li correggo!) e passo i mesi di Luglio ed Agosto ad assicurarmi che le mie figlie eseguano i loro, senza che questo impegno infici i benefici delle meritate vacanze (loro e mie!) …già, perché i compiti possono essere uno stress anche per i genitori, se i bambini non hanno interiorizzato la ragione per cui è importante farli. Eccoci al punto: man mano che i bambini crescono, è importante dare loro delle motivazioni che giustifichino la loro fatica e che faccia loro intuire il vantaggio che ne deriva. Non voglio certo affermare che tutto deve essere fatto in un’ottica utilitaristica, bensì indicare che i nostri bambini affronteranno più serenamente gli impegni scolastici - compiti delle vacanze compresi – se potranno almeno presagire che il compito non è fine a sé stesso, ma pensato per loro e per la loro crescita. E va da sé, che una caterva di compiti non serve a nulla, se l’obiettivo è la crescita dei nostri alunni/figli. Ben vengano dunque i compiti pensati e calibrati sulla base di età e bisogno educativo, che siano un supporto al lavoro fatto durante l’anno, che impegnino i bambini ed i ragazzi per non più di qualche ora a settimana, lasciando loro la possibilità di sentirsi davvero in vacanza e godere perfino di un tempo di “noia” (la cui importanza è purtroppo oggi sottovalutata). Sono contraria (soprattutto come insegnante) a “sommergere” i bambini di compiti, perché può essere davvero controproducente; e anche quando un bambino ha bisogno di eseguire un lavoro estivo di recupero sulle proprie fragilità, meglio pensare ad un lavoro personalizzato, che punti esplicitamente a colmare le lacune più profonde, che gli restituisca anche una certa fiducia nelle proprie capacità di recupero, piuttosto che un lavoro impersonale e generico. Io, ad esempio, nelle mie classi non assegno a tutti gli stessi compiti, bensì prevedo lavori estivi diversi a seconda dei differenti livelli di apprendimento; del resto, se durante l’anno, la scuola ci chiede percorsi differenziati, perché d’estate dovrebbe essere diverso? Come mamma, apprezzo sempre quando, gli insegnanti dei miei figli, oltre ad assegnare i compiti di rito, suggeriscono di usare i mesi estivi per leggere ciò che più interessa. E compito o non compito, ritengo che in questo caso i genitori possano fare molto, proponendo titoli, affiancando i più piccoli nella lettura, offrendo il loro punto di vista su libri letti in passato. Io stessa assegno ai miei ragazzi delle letture estive che siano adeguate alla loro conoscenza del tedesco, preoccupandomi di scegliere dei titoli che possano incontrare l'interesse della maggior parte, sebbene trama e contenuti, nei primi approcci narrativi, passino sempre un po' in secondo piano, poiché lo studente è ancora molto concentrato sulle strutture linguistiche e idiomatiche. Qualunque sia il titolo proposto, ho sempre l'accortezza di leggere un paio di pagine (o addirittura di capitoli) con i ragazzi negli ultimi giorni di scuola, di modo che abbiano un metodo e che capiscano che non è un lavoro al di sopra delle loro capacità. Come già anticipato, non assegno a tutti gli stessi compiti: che senso avrebbe chiedere ad un bambino di leggere un libro in tedesco, sapendo che non ce la farà mai, perché ancora la conoscenza delle strutture più elementari è lacunosa? Sono certa che lo ritroverei a Settembre più affaticato (per lo meno in tedesco), di quanto fosse a fine anno. Non mi interessa affaticare o punire i ragazzi; desidero che imparino la mia materia, non che la detestino! Per cui ad alcuni ho suggerito uno dei classici Sommerheft - un eserciziario per il recupero della grammatica e del lessico necessario per affrontare serenamente il prossimo anno scolastico. Concludo con un aspetto a me caro sul tema "compiti estivi": questa lunga pausa, dove il tempo non appare tiranno, (tre mesi sono oggettivamente un periodo lungo) sono l'occasione perché i figli facciano da soli il più possibile; correggere e far sentire la nostra presenza è importante sempre, ma sostituirsi a loro non è una buona prassi educativa, e l'estate può davvero rivelarsi un banco di prova per la loro autonomia.
Infine, credo che riuscire a tenere una distanza opportuna dai loro compiti scolastici ci permetta di appropriarci di spazi educativi meno accademici. Ben sappiamo che gli spazi di apprendimento non sono solo quelli proposti dalla scuola, ma tendiamo a dimenticarci che i primi insegnanti dei nostri figli siamo proprio noi genitori. La mia esperienza personale mi porta a dire che davvero in estate le occasioni di apprendimento e consolidamento delle conoscenze si moltiplicano, senza bisogno di passare ogni giorno di questa lunga pausa estiva sui libri; pensate semplicemente al fatto che la spiaggia o il bosco possono trasformarsi in laboratori a cielo aperto, o che una passeggiata in bicicletta può essere l'occasione per imparare qualcosa di nuovo sul nostro territorio, o perfino, che una volta ogni tanto, si può stare alzati fino a tardi per vedere tutti insieme un film in lingua straniera....va beh... ammetto che questo ultimo consiglio ve lo poteva dare giusto un'insegnante di lingua2! Se avete commenti o esperienze, su questo tema, sarò felice di leggervi.
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Aprile 2021
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