Ho aperto questo blog con il desiderio di offrire qualche risorsa didattica per l'insegnamento e l'apprendimento della lingua tedesca, partendo dalla mia esperienza di insegnante. La mia didattica però non può prescindere da alcune osservazioni di carattere educativo, che mi portano a fare delle riflessioni che vanno al di là dell'insegnamento del tedesco, e che mi costringono giorno dopo giorno a fare i conti con il dato antropologico (ossia con l'umanità, la mia e quella dei miei studenti). Permettetemi dunque di condividere ciò che alcuni colleghi ed io (siamo tutti insegnanti di ragazzini tra gli 11 e i 19 anni) osserviamo ogni anno tra Aprile e Maggio: sebbene la scuola non sia ancora finita, alcuni studenti non sembrano cogliere la differenza tra un banco di scuola ed una sdraio sulla spiaggia e si presentano in classe con degli outfit al limite della decenza. Oltre ad essere un'insegnante sono mamma anche di preadolescenti, per cui vivo le gioie che questa età riserva, ma anche la fragilità tipica di questi anni; so pure, che dietro a questi look, spesso ci sono genitori che tentano faticosamente di imporsi e non approvano le scelte dei propri figli, tuttavia questa è un'età dove la disapprovazione non basta, e bisogna intervenire con più polso. Non è mai facile dire di no, eppure come recita un classico della parenting literature, ci sono dei no che aiutano a crescere (e non è che a 13 anni hanno smesso di crescere); il mio suggerimento, come insegnante e come mamma, è quello di dire un secco no a shorts inguinali, a magliette bucate o top striminziti che lasciano scoperto l'ombelico, a prendisole, a canottiere e ad infradito per venire in classe, e lasciare che i ragazzi riservino questi capi per piscina e spiaggia. So bene che a casa, così come a scuola, imporre il proprio no, non sia sufficiente, tanto più se siamo davanti a ragazzi in crescita: noi genitori dobbiamo essere capaci di offrire ragioni ed alternative. Occorre mostrare ai nostri figli come la moda possa essere un'occasione buona per esprimersi, e non il maldestro tentativo di mostrarsi per ciò che non si è. Il buon gusto è anche un'arte e dunque va affinato, partendo - se necessario - dalla scelta di una banale T-shirt optando per quella che più è adeguata ad età e contesto. Il tema mi sta a cuore, perché mi sta seriamente a cuore il tema del rispetto, ma solo quello scevro dalle ideologie. Se ne parla tanto anche a scuola, (si dedicano trimestri interi a sviluppare progetti scolastici sul rispetto), ma poi ci si perde su questi dettagli, che tanto piccoli, a mio parere, non sono. Che rispetto dovrei insegnare alle mie figlie e ai miei alunni, se non a partire da quello per sé stessi? Dico loro che devono farsi rispettare e poi permetto che vadano in giro con abiti (anche a scuola!) che non rispettano la loro età? né la loro dignità? La mia esperienza mi ha insegnato che dietro a quei look "più trasgressivi" (che poi, cosa ci sarà di trasgressivo nel mostrare biancheria intima ed ombelico a scuola?) si nasconde spesso il tentativo di lasciare un segno, di trovare il proprio posto a scuola e nella società; una società che non appare più capace di farsi carico della fragilità dei nostri ragazzi, ed anzi suggerisce modelli e riferimenti poco adeguati, perseguendo più logiche di business che educative. Immagino che qualcuno possa ritenere questa mia riflessione segno di un formalismo; ma vedete, quando in gioco ci sono i nostri figli, la loro educazione, lo sviluppo del loro senso critico, la loro autonomia di pensiero, la loro libertà (quella vera, che non può essere confusa con "faccio ciò che mi pare e piace) non stiamo parlando di formalismo, bensì di forma, di una forma che è tutta sostanza!
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Aprile 2021
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